Nasce nel 1954 a Cagnano Amiterno. Vive e lavora tra Roma e Torino
Nunzio Di Stefano nasce nel 1954 a Cagnano Amiterno, in provincia de
L’Aquila. Studia all’Accademia di Belle Arti di Roma, diplomandosi nel corso di
Scenografia di Toti Scialoja.
Risale al 1981 la sua prima mostra personale, presentata presso la Galleria
Spazia di Bolzano e accompagnata da un testo di Gabriella Drudi, in occasione
della quale espone una serie di sculture in gesso colorato e alcuni acquarelli. I
gessi, dipinti per immersione, sono costituiti da due o più elementi, posti in
relazione tra loro e montati direttamente a parete come quadri. Sono forme
tridimensionali e superfici cromatiche al tempo stesso.
Nuovi lavori in gesso sono presentati in altre due personali, rispettivamente nel
1984 a L’Attico, nella mostra che segna l’inizio di un’intensa collaborazione con
la galleria romana di Fabio Sargentini, e l’anno successivo nella galleria di
Annina Nosei a New York. “Sculture che, dipinte, negano la forza di gravità pur
non nascondendo la sostanza fisica […] ”, scrive Giuliano Briganti nel catalogo
de L’Attico, “negano la bidimensionalità della pittura […] sembrano alludere ad
una profondità senza fine”. Si intitola Leviatano la scultura in gesso che
l’artista realizza eccezionalmente alla presenza del pubblico negli spazi de
L’Attico, così come prevedeva la mostra collettiva “Extemporanea”, nel 1984.
Sin dal 1973 Nunzio aveva insediato il suo studio nell’ex Pastificio Cerere, nel
quartiere romano di San Lorenzo, dove in seguito si stabiliscono anche Bruno
Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Pizzi Cannella e Marco Tirelli. A questi
artisti, iniseme a Domenico Bianchi, Achille Bonito Oliva dedica nel 1984 la
mostra “Ateliers”.
Nella seconda metà degli anni ottanta appaiono le prime opere in legno e
piombo, presentate nel 1986 con una nuova personale a L’Attico
accompagnata da un testo di Achille Bonito Oliva. Si tratta di sculture in legno,
materiale sul quale Nunzio interviene con cera, pece, carbone, pigmenti o
piombo. Con alcune di queste opere Talismano, Meteora e Odissea, espone alla
LXII Biennale di Venezia, nella sezione “Aperto 86”, in occasione della quale
vince il Premio 2000 conferito al miglior giovane artista.
Il 1987 segna un’ulteriore svolta nella sperimentazione di tecniche e materiali
diversi e nella ricerca di nuove forme espressive. E’ allora, infatti, che espone
le prime sculture di legno combusto ottenute trattando la materia con la
fiamma ossidrica, procedimento che conferisce alla superficie del legno un
intenso colore nero. Alcuni di questi lavori sono presentati nella mostra
retrospettiva che la Galleria Civica di Modena gli dedica quello stesso anno.
Tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta, gli appuntamenti
espositivi continuano a susseguirsi numerosi in Italia e all’estero. Si ricordano
le personali a L’Attico e a Bari da Marilena Bonomo nel 1988, presso le gallerie
Triebold a Basilea, Di Meo a Parigi e Bagnai a Siena nel 1989, allo Studio
Cannaviello di Milano nel 1990, alla Galleria dell’Oca a Roma nel 1991 e, tra le
collettive, la “Nouvelle Biennale de Paris”, “L’Italie aujourd’hui” al Centre
National d’Art Contemporain, Nizza, “Nuove trame dell’arte”, al Castello
Colonna di Genazzano, “Anniottanta”, alla Galleria Comunale di Bologna nel
1985, “Aspekte der Italienischen Kunst”, mostra itinerante in Germania, l’XI
Quadriennale di Roma, dove esporrà anche nel 1996, e la VI Biennale di
Sydney nel 1986, “Los Nuevos Romanos”, a Santiago di Compostela e a
Madrid, “Prospekt ‘89” a Francoforte nel 1989, “Roma interna” al Museum
Moderner Kunst Stiftung Ludwig di Vienna nel 1991, l’anno successivo “Una
generazione a Roma”, a Perugia e a Umbertide e la III Biennale di Istanbul.
Nel 1992, con l’installazione Passaggio, ideata per Edicola Notte a Roma,
l’artista affronta nuove dimensioni spaziali. Una serie di elementi ricurvi di
legno combusto, montati in successione ritmica a formare una struttura aerea,
all’apparenza leggera, attraversano l’ambiente, in un serrato dialogo con lo
spazio.
La sfida di fondare, attraverso la scultura, un nuovo spazio in relazione
all’ambiente nel quale l’opera si manifesta è alla base anche dei lavori
presentati nella mostra allestita presso la chiesa di Santa Maria della Manna
d’Oro a Spoleto, promossa dalla Galleria Bonomo nel 1993, così come in quelli
esposti all’American Academy di Roma nel 1997, presso l’Associazione culturale
Volume! a Roma nel 1998, alla Galleria dell’Oca nel 2003 e alla galleria Giorgio
Persano di Torino nel 2004.
E’ invitato nuovamente alla Biennale di Venezia nel 1993 e con una sala
personale nel 1995, quando riceve la Menzione d’Onore presentando, tra le
altre, una scultura di grandi dimensioni costituita da elementi di legno
addossati su lastre di ferro, la cui superficie è segnata da un cromatismo
cangiante per effetto dell’ossidazione.
Al 1994 risale la sua prima personale in Giappone, alla Kodama Gallery di
Osaka, cui segue la partecipazione alla seconda edizione della Biennale di
Fujisankei nel 1995, dove la sua scultura in bronzo Ombre, realizzata per
l’Hakone Open-Air Museum, viene premiata con il Prize for Excellence. Sempre
nel 1995 la Galleria d’Arte Moderna di Bologna gli dedica, nella sede di Villa
delle Rose e per la cura di Pier Giovanni Castagnoli, un’importante mostra che
ripercorre il lavoro di un decennio.
Nel 1997 presenta per la prima volta delle opere in bronzo nella Galerie Alice
Pauli di Losanna, dove espone nuovamente nel 2001.
Il 2000 si apre con una personale alla Galleria Fumagalli di Bergamo, che è
occasione per la pubblicazione di un libro dedicato al lavoro di un ventennio. La
sua più recente mostra antologica è stata allestita al MACRO-Museo d’Arte
Contemporanea Roma, a cura di Danilo Eccher, nel 2005. Nello stesso anno
presenta nella nuova sede della Galleria Persano a Torino, due grandi lavori in
legno per i quali ha impiegato autentiche strutture di case rurali recuperate in
Croazia, intervenendo per la prima volta su costruzioni preesistenti.
Risale alla fine del 2005 la mostra personale alla Galleria dello Scudo di
Verona, curata da Lea Vergine, dove espone una serie di installazioni in legno