Elena Modorati - Paia - gio 01 marzo 2018 - ven 20 aprile 2018
La mostra Paia inaugura ufficialmente una nuova stagione espressiva nel mondo di Elena Modorati, più indirizzata verso la dimensione installativa, in cui è ridimensionato il ruolo della scrittura presente nei più noti lavori in cera degli ultimi dieci anni (di cui saranno comunque in mostra alcuni esempi, a significare il senso di continuità con questo nuovo lavoro).
Realizzati con vari materiali – garze, lamierino d’ottone, graffiature su carta, superfici specchianti e, comunque, la consueta cera – i nuovi lavori nascono dal concetto di “paia”, cioè di coppia, che significa in primo luogo “relazione”: tutto è giocato sul fatto che il paio è anche il doppio, il duo, il nucleo elementare della ripetizione e del ritmo, ma anche del rapporto fra l’uno e l’altro, l’interno e l’esterno, o di quello fra traccia e supporto. E’ il caso dei fogli con le “lacrime” graffite , lavoro posto in tensione dalle frasi a tema pronunciate dalle voci in loop dei filosofi Laura Odello e Georges Didi-Huberman. Sempre in dialogo, due lunghe garze cerate cadono verso il suolo, riflettendosi su di una superficie specchiante, come una cascata che sgorga da due punti (due occhi?); più ambiguo è il nesso fra i caleidoscopi contrapposti, dove lo sguardo si ferma sul fondo mentre sembra che i due “cannocchiali” si guardino.
Ma l’opera al centro dell’esposizione è nascosta dietro un pudico paravento semitrasparente: è un letto per due persone, appena accennato nel suo perimetro: il luogo del riposo e dell’amore, dunque dell’intimità, di cui non resta che il contorno, la delimitazione di un valore, ma in bilico, sfrangiato e a perdere.
L’affioramento della memoria e del tempo, così dichiarato nei suoi lavori precedenti, qui in certi casi è più mediato, in altri più esplicito, sicuramente meno intellettuale e più emotivo, più immediatamente legato al vissuto, che non è solo il vissuto, il diario dell’artista, ma la vita di tutti.