Marco Casentini - Le cose che cambiano - gio 24 novembre 2022 - sab 14 gennaio 2023
Scrive il curatore Andrea Daffra nel testo critico di accompagnamento: “ogni interazione con l’ambiente circostante, innesca quel complicato e affascinante processo che porta alla nascita di un’esperienza sensoriale. Sebbene tale affermazione possa apparire ovvia e scontata, in ragione dell’automatismo con cui avviene l’‘esplorazione spaziale’, le reazioni emotive che ne conseguono, rappresentano una codifica della realtà tanto labirintica quanto seducente […]. La ricerca pittorica che Marco Casentini propone per la personale Le cose che cambiano traduce proprio tali esperienze sensoriali in elaborate strutture astraenti, in grado di restituire tutta la complessità dell’emotività.
Rispetto ai lavori precedenti Casentini abbandona il lessico abituale della sua pittura – sviluppato in forme geometriche policrome stratificate – per abbracciare l’essenza e la purezza della linearità […]. Casentini mantiene alcuni aspetti della pittura più ‘tipica’, non solo nel ricorrere alla sua tavolozza di colori costruita nel tempo, nota per la codifica del quotidiano nei lavori pittorici precedenti (i colori caldi della luce, gli azzurri del cielo o del mare, la forza dei rosa elettrici o ancora l’ampio respiro dei verdi), ma anche nel mantenere l’assunto fondamentale che la sua pittura è espressione della realtà e non è semplicemente geometrica o astratta in senso stretto [..]. Per questa serie di lavori inediti ricorre all’intreccio, alla sovrapposizione, o al semplice affiancamento di strisce verticali e orizzontali; linee che assumono le fattezze di tessuti neurali, strutture emotive più o meno complesse, pulite e precise. Ma ogni traccia di acrilico dipinta sui pannelli di alluminio o Dibond, il supporto composito individuato per il ciclo di pitture in questione, non è da ricondurre a scientifici rapporti cromatici, ma piuttosto a legami di necessità, dove prevale l’esigenza di avvicinare colori per ragioni estetiche o “istintive” […]. Perciò il lavoro di Casentini va ben oltre il comune accostamento tonale: si configura come una riflessione sulla nostra capacità di percepire e di affrontare il vissuto, è un’indagine condotta sostando lucidamente e saldamente sulla soglia delle nostre emozioni. È un’operazione, ancora, che indaga il tema del cambiamento (nelle passioni, nel lavoro, nel modo di essere) con cui periodicamente abbiamo a che fare, talvolta imprevedibilmente.
Per chi intende intercettare il messaggio trasmesso dalle opere, è nel silenzio della superficie che può cogliere il fuoriuscire della flebile voce delle tinte che invita a immergersi nell’“autoritratto” della grammatica delle emozioni dell’autore. Un autoritratto, certo, una scansione ritmata e continua di chiare sequenze: perché “nella vita si fa un’opera sola, con le molteplici trasformazioni interne, ragionando, spesso, sulla stessa problematica”, afferma l’artista.
Alla luce delle sue parole è intrigante pensare che Casentini sia in qualche modo entrato in sintonia con il protagonista della raffinata – come sempre – parabola di Jorge Luis Borges, cioè con quel pittore che dopo aver dedicato l’intera vita a dipingere la bellezza della natura, tutt’a un tratto, si accorge che l’insieme delle pitture dà vita al suo volto, e, di conseguenza, al percorso della sua vita.
La mostra, a cura di Andrea Daffra, segna un ulteriore contributo verso la conoscenza più approfondita del lavoro di questo grande protagonista del panorama dell’arte astratta italiana degli ultimi decenni.