MARIO RACITI - WHY (I fiori del profondo) lun 14 marzo 2011 - lun 30 maggio 2011
Giovedì 14 aprile 2011 si inaugura la mostra di opere recenti di Mario Raciti (Milano 1934) che porta il titolo emblematico “Why” e il sottotitolo evocativo “I fiori del profondo”, entrambi legati alle motivazioni esistenziali e agli interrogativi che riguardano l’identità dell’arte come forza del vissuto.
In questi dipinti inediti Raciti prosegue il viaggio verso l’altrove, in prossimità di spazi inesplorati, di orizzonti sempre più elevati dove la pittura insegue le inquietudini della conoscenza, mai appagata da presunte verità e sempre aperta alla speranza di altre soglie del visibile.
L’esperienza etica del dubbio accompagna l’atto del dipingere come dimensione autentica in cui l’artista guarda il volto dell’ignoto, rivelando una pluralità di significati che comprendono ciò che apparirà o che è sul punto di affiorare.
“Why” rammenta l’interrogativo (perché mi hai abbandonato) che si pone Cristo in croce, indica dunque una serie di domande che appartengono alla coscienza dell’essere e si amplificano nel desiderio di oltrepassare l’ovvietà del mondo, visitando la sua parte nascosta e impalpabile, la sua natura indicibile.
D’altro lato, con l’espressione “i fiori del profondo” Raciti rimanda al mito di Proserpina che, condannata all’Ade, colloquia con l’amata figlia Cerere, dea delle messi, facendo nascere sulla terra i fiori a primavera.
Si tratta di una metafora della situazione odierna dell’artista che manda segnali disorientati nel vuoto illimitato dello spazio, immagini che rivelano le essenze del visibile, tramiti di una germinazione pittorica improntata – anche nei casi più drammatici - ai bagliori della leggerezza.
“La forma per me pittore – dichiara Raciti- non è questione di tecnica, non è questione di stile: è nella visione, espressione di necessità. Forma di fantasmi lontani, aggrediti da nere corrosioni. Forma di mani nere e rosse in saliscendi; forma dell’essere dilaniati da altezze e profondità. La tecnica segue tutto ciò. I bianchi sono la trave portante della mia pittura d’oggi”.
Nell’occasione verrà pubblicato un catalogo con la riproduzione delle opere esposte, un commento critico di Claudio Cerritelli e apparati bio-bibliografici.