Sottile Spessore - Josephine Baker, Nunzio, Giuseppe Pietroniro gio 14 novembre 2019 - ven 24 gennaio 2020
Per quanto diverse tra loro a livello formale e di immaginario, le opere selezionate sono tuttavia unite da una tensione condivisa: quella al superamento della “bidimensionalità” della carta, verso la creazione di una spazialità altra, sia sotto il profilo concettuale sia da un punto di vista strettamente fisico, letterale. I lavori di Nunzio, di grande formato (200 x 100 cm e 100 x 100 cm), trovano un tratto distintivo nell’utilizzo del bianco e del nero: un minimalismo cromatico del quale l’artista si serve per realizzare figure e segni apparentemente elementari, ma connotati da relazioni e codici interni sofisticati, capaci di definire uno spazio che sembra di volta in volta espandersi o contrarsi, anche grazie alla vibrazione data dalle sfumature del carbone. Nelle opere di Giuseppe Pietroniro disegno, immagine fotografica e collage concorrono alla creazione di scenari insieme concreti e astratti, in cui l’inserimento di elementi come alluminio e altre leghe metalliche conferisce un forte effetto di tridimensionalità. Dominate da regole prospettiche intuitive, i lavori di Pietroniro spiccano per la loro composizione mista, tra prelievo del reale e pura invenzione segnica. Le opere di Josephine Baker vanno infine nella direzione di una figurazione, ma tutt’altro che descrittiva. Gli scenari dei suoi lavori sono al confine tra sogno e distopia, caratterizzati da colori accesi, vibranti, talvolta acidi; l’organizzazione interna di queste immagini ha una qualità quasi architettonica, regolata tuttavia da norme del tutto paradossali che vedono la compresenza di elementi artificiali e ipotesi di paesaggi naturali, spesso prefigurazioni di eventi traumatici e tutt’altro che rassicuranti.
Il titolo della mostra, sottile spessore, allude al supporto comune a tutte le opere esposte, la carta, evidenziandone una proprietà fisica (la sottigliezza, appunto); il termine “spessore”, al tempo stesso, rimanda a una dimensione volumetrica, all’idea di un’estensione e alla ricerca di una spazialità altra, aspetti che uniscono le ricerche dei tre artisti. La frizione tra i due termini che formano il titolo, quasi ossimorici tra loro, diventa così un indizio utile a tracciare i possibili punti di contatto tra Baker, Nunzio e Pietroniro, favorendo la coesistenza delle opere (la maggior parte delle quali prodotte per l’occasione) senza tuttavia negare l’autonomia e i caratteri distintivi delle singole poetiche degli autori.