UMBERTO MARIANI - Trittici gio 22 gennaio 2009 - lun 30 marzo 2009
Con la mostra Umberto Mariani – trittici piombi 2008 (presso la galleria Progettoarte-elm) l’artista torna nella sua città natale, esponendo nove trittici di diversi formati che rappresentano l’apice dello sviluppo della sua poetica.
Il tema della “piega” denuncia una forte radice storico-artistica, dallo studio per il drappeggio nella statuaria egizia e nelle korai greche fino al leggiadro panneggio fidiaco. La forma del trittico (dal greco tri - "tre" + ptychē "piega"), usata nell'arte sacra del Medioevo, era stata annunciata, negli anni Sessanta, in diverse esecuzioni su poltrone in pelle. Nascono così le serie Alfabeto Afono, Luogo dell’Illusione e quella degli Specchi, sopraggiungendo a Forme Celate. Il termine trittico è passato dall'arte pittorica ad altre arti e nel linguaggio comune, dove a volte assume il significato della trilogia sacra. Tuttavia la rappresentazione organica dello schema ternario non può non ricordare la logica hegeliana. Nell’insieme della struttura compositiva tutti i principi costitutivi si fondono nella complessità della materia.
La mostra è esposta in un unico ambiente all’interno della galleria Progettoarte-elm. Nella struttura del trittico le opere si trovano in perfetta coesistenza, come nella serie che si trova in posizione privilegiata di fronte all’ingresso, in cui la lettera X (riprodotta in bianco, nero e giallo, di dimensioni 187 x 117 cm) viene ritagliata e riprodotta in formato colossale, quale esemplare eccellente che assimila la dialettica compositiva. La medesima coesistenza si ritrova nelle lettere dell’alfabeto, sulla parete a sinistra, la forma celata K (nei colori bordeaux, bianco e blu, di dimensioni 53 x 80,5 cm) in cui l’elemento alfabetico emerge dallo sfondo, dello stesso colore, utilizzato al fine di evidenziare la peculiarità della tecnica compositiva.
Nelle pareti speculari all’ingresso sono proposti due trittici (di dimensioni 53,5 x 80 cm e 42 x 34 cm) in cui non è riconoscibile un elemento geometrico o alfabetico, ma le pieghe disegnano un percorso compositivo di grande suggestione, partendo da alcuni punti sul margine dell’opera e dispiegandosi in sinuose onde verso un infinito compositivo.
Sulle altre pareti che colmano lo spazio della galleria sono riportati trittici di formato medio (80 x 60 circa). Le tre opere sono diversificate grazie all’uso dell’elemento cromatico come, ad esempio, nel trittico raffigurate forme ovali in cui l’opera centrale, in tinta unita bordeaux, è appianata da due opere in rosso su sfondo bianco; o anche nelle serie in cui utilizza lo stesso elemento geometrico, ma affiancando opere monocrome (in nero, giallo e blu) in cui la forma affiora dallo sfondo. In queste ultime si nota la sinergia nelle composizioni in cui la “piega” descrive se stessa, non più come un elemento decorativo apposto a una forma, ma come forma essa stessa che domina emanando la sua potenza che non si esaurisce nell’opera compositiva.
In un’altra serie, di dimensioni più ridotte (42 x 33 cm), nei trittici vengono utilizzate forme trapezoidali a tinta monocroma, in cui vede sempre l’emergere della figura dallo sfondo, ma per la sua naturale forma sottolinea le diagonali create dalle pieghe. La forma si sprigiona grazie alla sapiente modellazione del piombo già dai primi anni Sessanta.