Giò Pomodoro - Panta Rei
“GIO’ POMODORO – panta rei” La Galleria Nazionale Nazionale delle Marche dedica una significativa rassegna tematica all’artista Gio’ Pomodoro. Un omaggio a uno dei più emblematici scultori italiani del ‘900, con inaugurazione alle ore 17.00 di giovedì 19 aprile.
Negli spazi prestigiosi di Palazzo Ducale a Urbino, sede della Galleria Nazionale delle Marche, a fianco di alcune fra le più importanti opere del Rinascimento - dal 19 aprile fino al 15 luglio 2018 - verrà ospitata la mostra “GIO’ POMODORO - panta rei” dedicata all’artista montefeltrino GIO’ POMODORO (Orciano di Pesaro, 1930 – Milano, 2002). La mostra, fortemente voluta dal Direttore Peter Aufreiter, nasce dal progetto ideato da Marisa Zattini, curatrice dell’evento, col figlio dell’artista Bruto Pomodoro che propone un dialogo inedito fra l’arte rinascimentale e la scultura classica contemporanea. Questo omaggio al Maestro marchigiano - uno fra gli scultori italiani più significativi del dopoguerra - avviene a sedici anni dalla sua scomparsa e a quattordici anni dall’inaugurazione della piazza a lui dedicata a Orciano, grande “Luogo scolpito” dell’artista nelle sue amate terre d’origine. Profondamente legato ai propri luoghi natali, Gio’ Pomodoro ha più volte ricordato quanto la cultura materiale, paesaggistica e storica del Montefeltro abbia influito sul suo percorso artistico e intellettuale: la scoperta in età giovanile dei capolavori dell’umanesimo rinascimentale, in particolare quelli di Piero della Francesca e di Raffaello custoditi nelle sale della Galleria Nazionale, sono stati fondamentali per lo sviluppo creativo del giovane artista.
Nel cortile di Palazzo Ducale, nelle sopralogge e negli affascinanti spazi sotterranei, appannaggio della corte di Federico, Duca di Montefeltro, saranno ospitate 26 sculture fra marmi, bronzi e poliesteri, alcune di dimensioni monumentali. A completamento della mostra si potranno ammirare una dozzina di grandi carte disegnate a china, alcune delle quali inedite, strettamente connesse al ciclo delle Tensioni, alle quali il progetto espositivo è interamente dedicato.
Nel decennio che va dal 1958 fino al 1968, abbandonate le esperienze legate all’Informale, Gio’ Pomodoro sviluppa un propria ricerca legata alla espressione del vuoto: “Il vuoto è all’origine del nostro essere scultori, non già il bisogno di innalzare statue”. L’ossessione di ogni vero scultore è per Pomodoro il vuoto, “il tentativo di esprimerlo o catturarlo o definirlo”. Le Superfici in tensione, declinate nelle loro molteplici forme - Folle, Tensioni, Forme Distese, Radiali - ne individuano la natura in un fluire continuo, dove “il vuoto coincide con il pieno in un espandersi virtualmente infinito”. Abbandonata la ricerca all’inizio degli anni ’70, per seguire la geometria e i numeri ad essa legati, si assiste a una ripresa delle Tensioni a partire dall’inizio degli anni ’90 con le opere, documentate in mostra, quali la Figlia del Sole, le Derive fino agli ultimi Frammenti di Vuoto, opere monumentali che chiudono l’esperienza artistica del Maestro sul nascere del nuovo millennio. In un fluire ininterrotto di intuizioni geniali che percorrono un arco temporale di più di quarant’anni di lavoro, le opere di Pomodoro sono la testimonianza di uno fra i momenti artistici più alti nel panorama della scultura internazionale del XX secolo, che gli avvale - pochi mesi prima della sua scomparsa - il prestigioso premio alla carriera Lifetime Achievement Award in Contemporary Sculpture. Le sculture e i disegni esposti a Palazzo Ducale ne sono una vivida dimostrazione.